Sono passati quindici anni ma ricordo ancora un articolo di giornale, inserito nel mio book di presentazione che usavo facendo le prime consulenze, che titolava cosi.
Riportava il caso di una signora che aveva da tempo iniziato a lamentare dolori e stanchezza cronica, dopo svariate ipotesi, delle analisi mirate avevano finalmente rivelato un progressivo avvelenamento da arsenico, la cui causa era sconosciuta.
La signora aveva iniziato a sospettare del marito, o forse della suocera...
Nella realtà, da una accurata indagine sulle abitudini giornaliere e alimentari della signora, si era evidenziato che fosse l’unica in casa a bere acqua del rubinetto e da li le ulteriori verifiche che avevano portato ad individuare il colpevole.
NON IL MARITO MA L’ACQUA POTABILE.
Come è possibile usare acqua POTABILE e avere un INTOSSICAZIONE DA ARSENICO?
Purtroppo è semplice:
L’attuale limite di ammissibilità nell’acqua potabile per quanto riguarda l’arsenico è di 10 microgrammi/litro anche se l’organizzazione mondiale della sanità indica 0 come valore di sicurezza.
In molti comuni d’Italia, 91 solo situati nella regione Lazio, però questo valore è innalzato per deroga, ovvero la presenza di arsenico è superiore a quanto ammissibile per legge e allora pur di non sospendere l’erogazione (e di non spendere per migliorare le cose) si alza l’asticella e viene resa potabile un’acqua che altrimenti non lo sarebbe.
Il fatto che l’arsenico ci riporti alle atmosfere dei gialli di Agatha Cristie non deve farne sottovalutare la pericolosità.
L’arsenico infatti è nocivo per la salute; studi condotti in popolazioni con esposizioni ad arsenico hanno documentati effetti negativi su fertilità, malattie neurologiche, cardiovascolari, respiratorie, diabete e tumori della cute e della vescica.
Perché ti parlo di questo vecchio articolo di giornale?
Mi è tornato in mente qualche sera fa quando, facendo una lunga chiacchierata su salute, alimentazione, obesità e cavallette con l’amico e maestro , è venuto fuori l’argomento acqua.
A quel punto Claudio mi racconta che, coerentemente con lo stile alimentare che divulga, che prevede che l’uomo debba nutrirsi secondo natura e consapevole dei problemi dovuti alle bottiglie in plastica, ha da sempre preferito usare quella del rubinetto.
Lui però vive a Roma nord (ricordi prima che dicevo che solo in Lazio 91 comuni hanno acqua con deroga per l’arsenico?) zona in cui la presenza di arsenico nell’acqua potabile facilmente supera il limite ammissibile e la durezza elevata della stessa ne inibisce la capacità depurativa e drenante favorendo anzi l’effetto depositante.
Facendo un mineralogramma, cioè l’analisi del capello che permette di rilevare sia eventuali carenze di oligoelementi (nutrizionali) indispensabili a regolare le fisiologiche vie metaboliche e sia di sostanze nocive (metalli tossici) che bloccano ed ostacolano le reazioni enzimatiche delle principali vie metaboliche endocellulari, viene evidenziato un valore insolitamente alto di quella sostanza tossica.
In quel periodo viveva da solo quindi ha potuto subito escludere che la colpevole fosse una partner gelosa o vendicativa.
Restavano solo due possibili alternative:
Secondo l'Agenzia alimentare europea (European Food Safety Authority - EFSA), il maggior contributo di arsenico deriva dai cereali, dagli ortaggi, dai prodotti caseari e dall’acqua potabile.
Nel suo caso è stato semplice escludere cereali, legumi e latticini dalla lista degli indiziati e quindi individuare oltre ogni ragionevole dubbio cosa stava attentando alla sua salute e cambiare subito un’abitudine, apparentemente corretta come favorire l’acqua del rubinetto a quella spesso mal conservata in bottiglie di plastica, che avrebbe potuto risultare invece altamente dannosa.
Vorresti avere dal rubinetto di casa acqua senza nemici nascosti che possano attentare alla salute della tua famiglia?